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Il Mio Angolo Personale

Attaccante si nasce o si diventa?

25 Aprile 2023

L’idea di questo articolo è quella di mettere nero su bianco considerazioni e riflessioni che ho maturato negli ultimi anni e, al tempo stesso, provare a rispondere ad uno dei dibattiti più attuali del calcio italiano: perché in Italia non abbiamo più grandi centravanti?

La motivazione principale che mi ha spinto ad interrogarmi su come si formi un goleador nasce dal numero di gol sbagliati durante soprattutto la stagione 2021-2022, alla guida di una squadra di Giovanissimi Regionali U14.

Nonostante le 92 reti segnate in appena 22 gare giocate (secondo miglior attacco in un campionato che si è rivelato decisamente disomogeneo nei valori delle squadre), la squadra ha spesso sciupato un numero davvero considerevole di occasioni da gol, tanto da cominciare a domandarmi se “attaccante di razza” ci si nasca o ci si possa diventare.

Gara amichevole U14

Quello che in questo video vediamo non concretizzare 4 buone occasioni da rete è Davide, attaccante da 59 gol stagionali in 46 partite, con una media di 1 gol ogni 40′ scarsi di gioco; a vederlo in questa clip non si direbbe, lo so.

Soffermandoci solamente sul secondo gol sbagliato, sembra quasi impossibile (si noti anche il mio “sbracciare” in panchina subito dopo) si possa calciare il pallone, da meno di 5 metri di distanza, addosso al portiere fermo sulla linea di porta.

? C’è evidentemente qualcosa di anomalo. Ma cosa? Sono errori tecnici?

Sempre all’interno della stessa gara Davide ha a mio avviso realizzato l’occasione più difficile che gli sia capitata; una sorta di scivolata ad anticipare il possibile intervento del portiere. Un colpo “particolare”, che però gli avrò visto fare con successo almeno 5 volte in queste due stagioni assieme.

Una delle domande che quindi mi pongo è perché un attaccante abbia talvolta bisogno di 4-5 occasioni per concretizzarne una e, nel caso delle due clip precedenti, perché tra quelle avute Davide riesca a realizzare probabilmente la più difficile.

Gara campionato U15

Un altro esempio è Alex, centrocampista dalle spiccate caratteristiche offensive e schierato per necessità attaccante nel corso della stagione 2022-23.

Con entrambi i centravanti fuori uso per infortunio, la scelta è stata quella di affidarsi ad un elemento con una “gamba importante”, capace di strappare e di “fare i solchi per terra” in campo aperto (nel video qui sopra ne vediamo una prova).

Nel corso di una partita che potremmo definire “testa-coda”, Alex è riuscito a presentarsi a tu per tu col portiere in ben 4 occasioni, mettendo però a referto una sola rete (nel video mancante).

▶️ La prima considerazione che potremmo quindi trarne è che l’essere in possesso di capacità condizionali superiori alla media, in particolare per quanto riguarda forza esplosiva e velocità, può rivelarsi particolarmente utile per accedere alla porta avversaria in circostanze di campo aperto da attaccare.

Gara amichevole U15 (Agosto)

Se velocità e forza nella gambe possono aiutare l’attaccante ad attaccare con successo la profondità (servono tuttavia una buona lettura della situazione – riconoscimento della palla aperta – e quello che Matteo Battilana ha definito “accoppiamento di intenzionalità” in un suo precedente articolo pubblicato su Ideacalcio), a tu per tu col portiere ciò conta poco o nulla.

Nel precedente video si possono vedere tre giocatori differenti (Alex, Davide e Daniel) presentarsi all’1v1 col portiere e tutti col medesimo risultato: non segnano nonostante quattro nitide occasioni di gol (in 3 gliela calciano addosso mentre nella quarta fuori).

Gara campionato U15

E che dire della scelta di Edoardo (altro ragazzo dotato di una “gamba importante”), che in situazione di 2v0 non inquadra neppure la porta?

▶️ La seconda considerazione a cui sono giunto è che per alcuni giocatori la vista in qualche modo “sembra annebbiarsi” nel momento di calciare a rete, soprattutto quando l’obiettivo sembra fin troppo facile.

Dell’errore di Edoardo se ne potrebbe discutere a lungo, ipotizzando ad esempio:

✔️ un errore tecnico

✔️ la troppa superficialità (sono troppo sicuro di fare gol e calcio con poca convinzione)

✔️ la scelta di calciare quando avrebbe potuto servire il compagno a porta vuota

✔️ il risultato della gara (situazione di vantaggio) può avere inciso dal punto di vista mentale?

✔️ la componente emotiva: ho paura di sbagliare?

In merito all’ultimo punto mi hanno colpito le dichiarazioni di Alessandro Matri, ritiratosi dal calcio giocato con all’attivo più di 100 gol tra i professionisti.

Se un attaccante professionista arriva ad avere persino paura di una possibile occasione da gol, a cosa può andare incontro un adolescente? Quali insicurezze possono nascere nella sua testa in seguito ad un tiro parato dal portiere o calciato malamente fuori?

Il problema a monte è a mio avviso da ricercare nella poca “fame”, il calciare in porta quasi tanto per fare, inconsapevoli – forse – che quel preciso momento potrebbe decidere le sorti della gara.

Mentre in questi giorni sto scrivendo quest’articolo, non posso non pensare al torneo Esordienti U13 di ieri, in cui la nostra squadra, nelle prime due partite, avrà calciato almeno 30 volte verso la porta avversaria racimolando 1 solo gol.

C’è una regola non scritta nel gioco del calcio ma che ognuno di noi conosce bene: “gol sbagliato gol subito”. Ne sbagli 1, 2, 3, 4, 5…l’avversario riparte una sola volta e trova il gol. Partita che a questo punto si mette dannatamente in salita.

Sono convinto che chi sbaglia un’occasione da gol mica lo faccia di proposito; sicuramente il suo scopo era quello di segnare. Ma la domanda che mi pongo spesso è: con quanta convinzione l’ha fatto? Era consapevole dell’importanza del momento?

In fondo fare gol non è mica importante, è “SOLAMENTE” l’obiettivo del gioco del calcio (segnarne almeno uno in più della squadra avversaria).

▶️ La terza considerazione a cui sono giunto è che a volte manchi consapevolezza dell’importanza del momento.

? L’aspetto tecnico in questi momenti quanto conta?

A vedere il fermo immagine della conclusione realizzata da Nicolò Barella contro la Fiorentina (la quale porta al gol), mi verrebbe da dire non moltissimo. Che si calci di stinco, di punta, di coscia o in qualsiasi altro modo consentito dal regolamento, ciò che conta è l’efficacia: l’importante è calciarla in rete (che sia bello o meno il gol vale sempre 1).

Samuele, 2010, nella stagione 2020/2021 (oggi al Vicenza)

⚠️ Attenzione, non dico che la tecnica del calcio non sia importante, ci mancherebbe, ma a mio avviso conta maggiormente l’aspetto mentale.

Una prova a sostegno della mia tesi la vediamo nel prossimo video.

Gara di un torneo U14 (Giugno 2022)

Sebastiano, approdato quest’anno al Calcio Padova, è uno di quei pochissimi giocatori che potrei definire tranquillamente come ambidestro (quanto il fratello Dario, 2006; capaci entrambi di calciare rigori e calci d’angolo con entrambi i piedi).

Nel video lo vediamo sciupare a mio avviso due ghiotte occasioni da gol – soprattutto in considerazione del suo enorme bagaglio tecnico – non inquadrando neppure la porta da ottima posizione; in entrambe le conclusioni si noti come il tiro avvenga di prima intenzione e da posizione centrale.

Nella terza clip Sebastiano riceve palla più o meno sulla trequarti offensiva. La conduce entrando in area da posizione defilata per poi lasciar partire un sinistro che si insacca quasi all’incrocio del secondo palo. Come nel caso di Davide, mi sento di dire che abbia realizzato la più difficile delle occasioni a sua disposizione.

▶️ Quarta considerazione: se non ho nulla da perdere non sono carico di troppe aspettative sul mio tiro, oppure, al contrario, se l’occasione da gol è difficile mi obbliga a massimizzare la mia concentrazione.

Esercitazione estrapolata dagli allenamenti U14 (stagione 2021/22)

? In quest’altro video vediamo sempre Sebastiano alle prese con la difesa del pallone.

Seppur di professione non sia un attaccante possiamo osservare la sua bravura nel gestire e difendere un pallone che gli arriva con traiettoria a campanile e con avversario alle sue spalle; fondamentali di tattica individuale offensiva che molte punte di ruolo non riescono ad assimilare neppure col tempo.

La difesa del pallone dovrebbe essere un cavallo di battaglia quanto meno per i classici numeri 9, abili a far salire la squadra facendo a sportellate col proprio marcatore.

In un calcio sempre più orientato alla ricerca dei duelli in fase di non possesso, disporre in rosa di calciatori bravi nel difendere l’attrezzo risulta estremamente importante.

Francesco e Giulio, gare U12

In tal senso però, lo scrissi anche in qualche vecchio articolo, noto come questa abilità sia merce rarissima da trovare a prescindere dal ruolo. La motivazione è probabilmente da ricercare nel poco tempo che noi tecnici dedichiamo a questo tipo di lavori o al fatto che alcuni giocatori, pur provando a migliorarli in tal senso, denotano grandi difficoltà nel lavorare simultaneamente con arti inferiori e superiori.

? Mezzi di lavoro. Ma quali?

Per migliorare i nostri attaccanti dobbiamo allora interrogarci su quali che siano le prerogative e i mezzi di lavoro più idonei per farlo.

Seduta congiunta U12-U14 (23 Maggio 2022)

In tal senso mi hanno colpito le considerazioni di Davide (lo stesso ragazzo visto nei video precedenti) a seguito di un allenamento congiunto (U12-U14) del Maggio 2022.

Avendo lavorato nei mesi precedenti sulla conclusione in porta utilizzando esclusivamente situazioni di finalizzazione, ho voluto portare due esercizi “differenti” in uno degli ultimi allenamenti della stagione.

Si tratta di due proposte analitiche caratterizzate dall’elevato numero di conclusioni a rete e che pensavo potessero trovare soprattutto “l’approvazione” degli attaccanti. Mi sbagliavo!

Alla domanda: “Davide, che ne pensi dei primi due esercizi? Ti sono piaciuti?”. La risposta è stata: no. La sue considerazioni però, non facevano una piega: “Si calciava in porta senza nessuno stimolo da parte dei difensori. La mia concentrazione era pertanto bassa e finivo per calciare in malo modo“.

Ricordiamo che Davide è un attaccante da 59 reti in stagione, uno che, nonostante i gol sbagliati, ne ha realizzati più di qualcuno (miglior marcatore stagionale da quando alleno).

Potremmo disquisire sul fatto che un vero numero 9, un vero goleador, abbia la fame di segnare in ogni circostanza che sia; allenamento o gara non fa differenza. Potremmo anche dire che arrivati praticamente a fine stagione, le motivazioni rischiano di essere ridotte. Potremmo anche ipotizzare che, abituati per mesi e mesi ad esercitarsi mediante situazioni di finalizzazione, risulti poco stimolante calciare in porta in un contesto “chiuso”, privo di avversari e variabilità; personalmente mi tengo proprio quest’ultimo punto.

Se circa l’85% delle reti nasce da una conclusione all’interno dell’area di rigore e se questa è praticamente sempre condizionata dalla presenza di avversari e/o compagni, il nostro compito dovrà essere quello di trovare il modo per avvicinarci il più possibile – all’interno delle nostre sessioni d’allenamento – alle condizioni in cui il giocatore calcerà in gara.

Portato il giocatore in una situazione di gioco quanto più simile alla gara, la più grande difficoltà è quella di ricreare un contesto emozionale che permetta di sperimentare emozioni quali successo ma anche frustrazione; troppo comodo e facile convivere solo col primo. Quando in gara il giocatore sbaglierà un gol, come reagirà?

▶️ Quinta considerazione: il problema non è sbagliarne uno, ma continuare a ripensare a quell’errore; il che porterà sicuramente ad altri errori.

Small side game: “ogni palla ha un peso”

Riuscire a ricreare l’emotività della gara all’interno delle nostre sessioni d’allenamento è pressoché impossibile (seppur nulla vieti che ci si possa provare); variabili come la presenza dei genitori, risultato, importanza della gara, avversari, condizioni meteo, ecc., non sono replicabili. Possiamo però a mio avviso allenare e provare a migliorare – con modalità differenti – sia la strutture emotivo-volitiva che quella socio-affettiva.

La voglia di competere e di vincere o di lavorare emotivamente e tatticamente coi propri compagni, sono fattori troppo importanti nel corso di una gara, che non possiamo pensare non incidano nel momento di un tiro in porta.

Gare U12

? Il punteggio della gara poi, quanto incide nel momento in cui calcio in porta?

Siamo sullo 0-0 e la partita è appena iniziata o siamo all’ultimo minuto di gioco? Siamo largamente in vantaggio o stiamo perdendo? E’ una conclusione quindi “pesante”, che potrebbe cambiare le sorti del match, o non si rivelerà decisiva? Queste considerazioni (che non nascono nella testa del giocatore nell’esatto frangente della conclusione), negli istanti precedenti ad un tiro, che peso possono avere?

? Ma in definitiva, attaccante ci si nasce o ci si diventa?

Francesco, 2010 (gare amichevoli U13)

Per provare a rispondere a questa difficile domanda vediamo il video di Francesco (annata 2010).

Approdato a Este quattro stagioni fa, percorre il biennio Pulcini (quello caratterizzato dal COVID) nel ruolo di difensore centrale. E’ solamente a metà dell’annata successiva (U12) che comincio a pormi alcune domande:

✔️ a causa di alcuni infortuni ci manca un attaccante centrale

✔️ Francesco ha alcuni cali di concentrazione che potrebbero ostacolare il suo percorso da difensore centrale (conosciamo bene quanto siano importanti le letture di questo ruolo)

✔️ Francesco ha un ottimo tiro però…

Da queste considerazioni inizio a spostare Francesco nel ruolo di attaccante.

Le prime partite non vanno molto bene a dire il vero. Non sa muoversi, sembra impacciato con la nuova posizione (giocare spalle alla porta piuttosto che di fronte è un bel cambiamento). Una cosa però: se riesce a girarsi e ad inquadrare la porta fa gol quasi sempre. Il ragazzo sembra divertirsi e sposa con entusiasmo l’esperimento del nuovo ruolo. Nei mesi successivi e nel corso dell’attuale stagione, Francesco impara a fare tante cose che prima non sapeva fare.

Attaccante di manovra, molto abile a legare il gioco e meno ad attaccare la profondità, ha dimostrato una crescita importantissima nel nuovo ruolo; segno che il lavoro alla fine da sempre i suoi frutti (lo stesso dicasi per Davide, oggi decisamente più completo rispetto a due anni fa).

Leonardo, U11. Gara amichevole di fine stagione giocata sotto età

Per quanto riguarda i movimenti del vero centravanti però, seppur ritenga possano essere allenati, alcuni a mio avviso sono innati: uno li sa fare perché li ha nel DNA. Guardate ad esempio Leonardo in una gara di fine stagione durante l’annata U11 (Pulcini secondo anno).

Nella prima clip lo si vede muoversi sul corto con un movimento secco e deciso, scaricare di prima intenzione il pallone, per poi attaccare il diretto avversario alle spalle. Nella seconda lo si vede attaccare la profondità e calciare forte sul primo palo.

▶️ Sesta considerazione: la clip di Leonardo dimostra come alcuni comportamenti e attitudini siano totalmente innati; il giocatore li sa fare anche se nessuno glieli ha insegnati o fatti vedere.

Per concludere, penso che la predisposizione di ogni singolo giocatore verso uno specifico ruolo, in cui sono richieste specifiche abilità (perdonate il gioco di parole) rispetto ad un’altra porzione di campo (il difensore centrale piuttosto che l’attaccante centrale), sia un fattore determinante per l’apprendimento (abbiamo visto l’esempio di Leonardo).

Allo stesso modo ritengo che un attaccante possa essere formato col tempo e col lavoro, magari per necessità (“non ne ho uno sulla carta in rosa e allora cerco di inventarmelo”) o perché ci si vede una futuribilità maggiore rispetto all’attuale posizione (Francesco ad esempio).

Alcune caratteristiche però per me rimangono innate: la capacità di sapersi muovere e guidare dall’istinto all’interno dell’area di rigore, e soprattutto il fiuto del gol.

Se penso a grandi goleador come Benzema, F. Inzaghi, Vieri o Trezeguet, fatico a pensare che qualche allenatore abbia spiegato e illustrato loro l’arte del centravanti. La determinazione e la fame di una conclusione in porta ritengo siano caratteristiche innate, non allenabili e pertanto merce rara.

Foto Getty Images

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